BENEDETTO CROCE, L'Umorismo (dal Journal of Comparative Litterature). — New York, 1903.
p. 21
È una scorsa sulla varia fortuna della parola umorismo, presso i vari popoli e i vari teorici d'estetica.
Il Croce. concludendo per conto suo, reagisce contro le idee generali nella critica e viene a una proclamazione individualista che ci fa tanto piacere da forzarci a riprodurla: «Il critico letterario deve individualizzare. Per lui non c'è l'umorismo, ma c'è Sterne, Richter, Heine. Non c'è il sublime, ma c'è Eschilo, Dante, Shakespeare. Non c'è i comico, ma c'è Plauto, Molière, Goldoni (p. 227)». D'accordo! E così si potrebbe dire in filosofia, dove l'uniformità delle insegne fa confondere insieme anime opposte. Kant ed Hegel possono essere messi accanto per quanto ambedue idealisti?
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